21 Dicembre 2024
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Brevi interviste con uomini schifosi

Scritto nel 1999 da David Foster Wallace e tradotto in italiano da Fernanda Pivano, ‘’Brevi interviste con uomini schifosi’’ è una raccolta di 23 racconti che raccontano un’umanità assurda e priva di morale. Dove ogni forma di redenzione o di riscatto sembrano non esistere affatto. Protagonisti di questa raccolta sono uomini ai margini della società, che vivono la loro vita in modo disgustoso. Precisamente gli uomini schifosi che danno il titolo all’opera.

La trama

Egli riesce ad esprimere in modo molto efficace il disagio e il malessere vissuto dall’uomo contemporaneo, attraverso una narrazione a volte un po’ complicata, ma sicuramente molto evocativa. Tra i vari racconti ne troviamo uno dedicato a un uomo che sfrutta la sua disabilità per portarsi a letto le donne; un altro racconto narra invece di una persona affetta da depressione che sotto terapia di psicofarmaci alla fine costringe al suicidio il suo terapista. La particolarità di questo libro sta nel fatto che le storie vengono narrate sotto forma di intervista.

Ma si tratta di interviste particolari in quanto il lettore non conosce le domande che vengono poste ai protagonista. Ma solo le risposte che essi danno.

Siamo davvero “normali?”

‘’Brevi interviste con uomini schifosi’’ è un libro che interpreta le paure più nascoste dell’uomo, ma lo fa con tono ironico, pungente e grottesco. Lo fa attraverso questo tipo di interpretazione incarnato da agonia e paura, esce fuori un quadro devastato degli uomini dell’America di fine 20° secolo. Uomini che apparentemente sono normali ma al loro interno nascondono ossessioni e malessere.

L’autore distrugge questa normalità esteriore svelando tutto l’orrore di un’epoca decadente. Grazie alla sua durezza sa colpire gli uomini nei punti giusti con la giusta forza. Paradossalmente tra i vari ritratti degli ‘’uomini schifosi’’ vi è sicuramente una similitudine con gli uomini del 21° secolo che hanno difficoltà ad ammettere ciò per via del loro ego.

Inoltre questo libro è soprattutto una dimostrazione della grandissima capacità da scrittore di David Foster Wallace. David adotta uno stile sempre diverso e quasi sperimentale per ogni racconto. L’autore si serve della  sua immensa umanità, della sua empatia straordinaria nei confronti della condizione umana, della sua capacità di trasmetterci emozioni genuine e sentimenti puri, alzandosi sopra la tirannia dell’ironia del post-moderno. 

David Foster Wallace

Lo stile di Wallace

Approcciarsi a Wallace non è facile, purché vi troviamo un lessico ricercato, variegato alla stesso livello dei temi trattati, particolarmente interessante è la capacità spontanea di rendere parola una sensazione, colorare le immagini mentali e portare il lettore a vivere quell’esperienza.
Sembra quasi un’anticipazione della realtà virtuale, vivendo il racconto in soggettiva, narrato in terza persona. Si vivono velocità opposte, attimi dilatati in eterno rinchiusi in un secondo, in una destabilizzazione che porta a vertigini senza fine, a sentire il testo, senza più comprenderlo.

Perché il piano narrativo perde di significato, è la forza della parola, che certamente tende a perdersi diventando un tutt’uno nella traduzione.

Il libro nel suo insieme lascia una sensazione di disagio psichico alla sua conclusione, un senso di disgusto verso se stessi, nei confronti del mondo e dell’umanità; dove l’autore riesce, senza avvalersi mai di un giudizio morale, a far emergere il lato più meschino e primordiale di tutti noi, come se l’istinto si liberasse, divenisse capace di sentire le sensazioni raccontate e di guardarsi in uno specchio.
Un’esperienza frammentata, che proietta la coscienza nel campo della meditazione più che della razionalità; è necessario fare uno sforzo per lasciarsi andare alle sensazioni, per guardare il singolo racconto, sentirlo e viverlo più che prenderne coscienza.

A Cura di Miriana Maugeri

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