Questa settimana la rubrica culturale propone un articolo diverso, insolito, seppur sempre interessante! Non sapete che fare in questi giorni? Vi conduciamo nel magico mondo delle tradizioni locali, questa settimana ad Adrano!
Numerose sono le tradizioni popolari pasquali nelle quali ci si imbatte in giro per la Sicilia.
Ognuna di queste rappresenta cultura e tradizioni locali, e per questo sono considerate molto importanti: testimoniano storia, usi e costumi del luogo.
Le processioni della Settimana Santa sono l’unica attrattiva presente in molte città, processioni culminanti nella cosiddetta “pace” tra il Cristo risorto e la Vergine Maria, nella domenica di Pasqua. I membri delle diverse confraternite si riuniscono per portare in processione i vari fercoli in un mesto silenzio, interrotto lungo il percorso da canti devozionali. Un’atmosfera solenne regna sovrana.
Una città, tuttavia, si distingue particolarmente; si tratta di Adrano (CT), un comune alle pendici dell’Etna.
Alle tradizionali processioni ivi si unisce la rappresentazione di un dramma religioso scritto nel lontano 1752: “La Risurrezione”.
L’opera fu scritta dal canonico adranita don Anselmo Laudani e si compone di due parti, La Diavolata e L’Angelicata.
Da questa bipartizione attribuita al dramma dallo stesso autore, deriva il nome con cui la rappresentazione viene comunemente denominata: I Diavulazzi di Pasqua.
Inserita dal 2013 nel Registro delle Eredità Immateriali, La Diavolata attira numerosi spettatori provenienti da ogni dove. Essi giungono in piazza Umberto per ammirare la trasposizione del dramma del canonico adranita, che ha luogo da oltre 250 anni (solo dal 1980, invece, L’Angelicata).
Gli attori che prendono parte alla messa in scena del dramma, si tramandano il ruolo di generazione in generazione, di padre in figlio. Non è tuttavia solo il ruolo ad essere tramandato; i modi, i gesti, e la declamazione dei versi sono ciò che viene trasmesso, ed è da considerarsi come un vero e proprio Patrimonio di famiglia, che nel corso dei secoli è divenuto Patrimonio della collettività.
L’arte al Castello Normanno
A fare da scenografia, dinnanzi al maestoso Castello Normanno, sono dei pannelli appositamente dipinti che ambientano la rappresentazione prima all’inferno e poi in paradiso. Alcuni dei costumi di scena sono molto particolari, infatti sono accuratamente dipinti e accompagnati da maschere uniche nel loro genere.
Il dramma che va in scena ad Adrano tratta della disputa tra le forze del bene, e quelle del male, che si pensava si celassero nelle viscere del vulcano Etna, ritenuto la bocca dell’Inferno.
Essendo Cristo risorto e dunque riuscito a scampare alla morte, Lucifero, Asterot e Belzebù si trovano in uno stato di disperazione, poiché nessun’anima sarebbe più finita all’inferno.
Anche la Morte è incredula che un’anima sia riuscita a sfuggire al suo arco mortale. Tenta infatti, invano, di rivalersi sull’umanità.
La letteratura ci permette di vivere mille vite, pur se immaginarie.
Ma questa trasposizione drammatica ci consente di vivere, se pur per un breve lasso di tempo, una realtà “infernale”, grazie all’abilità degli attori che riescono a trasportarci con loro tra le fiamme dell’inferno.
Leggi anche: