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Il vangelo secondo Maria

Uno scomodo manifesto femminista

Ecco la nostra recensione di “Il vangelo secondo Maria”, dopo le nostre anticipazioni a “sveglia è già tardi, di Roberta Mangiafico di qualche settimana fa.

Il femminismo nasce con Lilith, e viene stroncato da Eva. Nel meraviglioso libro di Barbara Alberti risorge nella figura di Maria di Nazareth. 

Il Vangelo secondo Maria di Barbara Alberti è un’opera che avrebbe meritato più successo. Lo avrebbe meritato anche se a scriverla non fosse stata Barbara Alberti, ossia una delle penne femminili più superbe del panorama letterario italiano.

Lo avrebbe meritato anche se non fosse stato capace di ritrarre le sfumature più sottili del femminile, con immagini poetiche, potenti, reali. 

Copertina libro

Lo avrebbe meritato anche solo per il coraggio dell’autrice di ridipingere la figura della Madonna, di cancellare il silenzio ubbidiente che nelle Sacre Scritture la contraddistingue: infatti nel romanzo Maria è una ragazza ambiziosa, che sogna il viaggio, sogna la fuga da un mondo che la vuole sottomessa. E per questo non accetta che altri, sia anche Dio, possano scegliere per lei. Così Maria decide di abortire. 

Barbara Alberti

Una scelta di pura ribellione, che la salverà dal risultare “il fantoccio di un dio”. 

In questo modo si esprime Barbara Alberti, e a voler essere onesti è forse proprio il suo coraggio a risultare troppo scomodo nella società italiana, che nelle viscere accoglie e subisce l’influsso della religione cristiana. Eppure le parole dell’Alberti, a volerle leggere con attenzione, non sono blasfeme: sono rivoluzionarie.

Perché la ribellione è la prima arma per fare la rivoluzione.

Il Vangelo secondo Maria è il manifesto femminista che non ci meritiamo, ma di cui abbiamo bisogno. È una lettura che dovrebbe trovarsi nelle biblioteche di ogni scuola. Se solo non ci mancasse il coraggio.

Il coraggio che Barbara Alberti ha avuto nella scrittura, e Maria nel romanzo. 

Chi è Barbara Alberti

Barbara Alberti è nata in Umbria, “fra angeli e diavoli”, come ci dice la sua biografia sul suo sito web. E’ grata alla pessima educazione cattolica, cui deve la sua ispirazione (nel primo romanzo, Memorie malvage, alla fine tutto il paese- Umbertide, in provincia di Perugia- sprofonda all’inferno, che era proprio sotto la cantina dei Baldassarri- casa dell’autrice).

A 15 anni è venuta a Roma, che ha odiato a prima vista, e qui si è laureata in filosofia.

I protagonisti dei suoi romanzi lanciano tutti la stessa sfida: trovare la più invisibile tra le felicità. Creature in rivolta: vecchi ingiudiziosi, bambini infernali, puttane, santi. Torna spesso l’argomento religioso. Negli ultimi dieci anni si è appassionata alle biografie fantastiche di personaggi esistenti, vivi e morti.

Barbara Alberti

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